Il futuro del S.O.S : intervista a Giorgia Adami, giovane neo soccorritrice

 

Foto Giorgia Adami

Giorgia Adami, neo soccorritrice del S.O.S.

 

Intervistiamo Giorgia Adami, neo soccorritrice arrivata al S.O.S nel Maggio del 2015, alla fine del corso di reclutamento iniziato nello stesso anno a Gennaio.

L’intervista a Giorgia è rappresentativa un pò tutti i neo soccorritori. Sia quelli arrivati l’anno scorso, sia tutti quelli che hanno varcato la soglia della sede in questi 25 anni di ininterrotta attività. Cambiano i tempi, cambiano le persone, cambiano le organizzazioni… Le emozioni però sono sempre le stesse !

 

Ciao Giorgia, grazie per la tua disponibilità. Direi di iniziare…presentandoti!

Sono nata il 04 Aprile 1994 a Bussolengo. Risiedo con la mia famiglia a Lugagnano di Sona.

 

Sei una Soccorritrice del S.O.S. da qualche mese (fra un po’ 1 anno). Torna un po’ indietro con il tempo….

Esattamente un anno fa si svolgeva il primo incontro per reclutare nuovi soccorritori in ambulanza e se ripenso a come tutto è iniziato mi viene un po’ da sorridere…Devo premettere che non sono nuova all’ambito della sanità, infatti ho scelto per la mia vita di intraprendere la strada dell’infermiera

 

Sai che non sei la prima infermiera che o arriva al S.O.S. con un percorso professionale avviato o trova la vocazione per avviarlo  entrando in S.O.S…

Si! Sono attualmente all’ultimo anno dei miei studi e ogni volta che ho la possibilità di calcare i corridoi di un ospedale, sento crescere in me la necessità, il bisogno di prendermi cura di chi giace in quelle stanze e chi con loro soffre e prega per un destino migliore. Dettò ciò non avevo mai pensato alla possibilità di buttarmi in questa esperienza, devo ammettere che è stata una mia amica, ad oggi soccorritrice anche lei, a convincermi a partecipare alla prima riunione e quasi per gioco a compilare la richiesta di iscrizione. Poi le cose sono venute da sé.

 

Cosa ricordi dei mesi del corso e della tua formazione ?

Il corso di formazione è tutt’altro che banale. È lungo e richiede impegno, sacrifici e costanza sia nel frequentare le lezioni, ma anche nel mantenersi aggiornati sulle nozioni. Non da meno  è stata la parte pratica del corso che ha richiesto manualità e scioltezza nelle manovre a partire dalla semplice misurazione di una pressione, fino all’utilizzo di presidi specifici come ad esempio quelli usati per estrarre da un’automobile un ferito e poi caricarlo in ambulanza senza il rischio di compromettere le sue condizioni cliniche.

 

Sensazioni rispetto a questo corso?

È stato un periodo di grande fatica, trascorrevo dalle 8 alle 10 ore in tirocinio infermieristico e poi mi catapultavo agli incontri e mi rimettevo al lavoro con passione e tenacia. Penso siano state proprio queste due peculiarità a permettermi di riuscire a completare l’addestramento e a superare poi gli esami, perché non scordiamoci che all’interno del corso ci sono state due prove di esame che bloccavano chi non riusciva a raggiungere sufficientemente gli obiettivi richiesti. Vorrei anche sottolineare come all’interno del gruppo di nuovi soccorritori, da cui provengo anch’io, siano tanti quelli che con sacrificio e grinta hanno conciliato i loro impegni lavorativi e familiari per poter frequentare assiduamente il corso.

 

Quale l’impatto con il servizio ? Sensazioni, aspettative, timori….

Il primo turno non si scorda mai, questo lo posso garantire. E con gioia lo racconto spesso e volentieri. Era una tranquilla domenica pomeriggio, ero in turno con due ragazzi non più grandi di me e un dottore di quelli tosti, di quelli che hanno tanto da insegnare e lo fanno come se ci si trovasse sul campo di guerra. Arriva la prima chiamata, il suono del telefono mi fa sobbalzare, l’adrenalina inizia a scorrere, sento il sangue pulsare e in poche parole…non stavo più capendo nulla. Tuttavia riesco ad afferrare pochi strumenti indispensabili e li porto in ambulanza. Ci si allaccia le cinture e si parte, il soccorritore anziano inizia a spiegarmi cosa dovrò prendere e fare, inizio a capirci qualcosa in più. Arriviamo sul posto, un’anziana signora ci aspetta in casa per essere visitata. Nulla di grave, faccio poche manovre che il dottore mi richiede. Trasportiamo la paziente in ospedale, il primo servizio è concluso. Sono ancora euforica, ma la mia mente pian piano è tornata lucida. Questo stato d’animo dura poco…arriva un’altra chiamata dalla centrale e in pochi secondi siamo di nuovo in ambulanza pronti per un altro servizio.

 

 

Quel giorno che impatto iniziale hai avuto e quale idea ti sei fatta del tuo futuro ruolo di soccorritrice ?

Quella giornata, quel primo turno,  abbiamo realizzato quattro servizi, una cosa insolita. Non capita spesso di effettuare così tanti soccorsi in un turno di servizio. Nella sfortuna di persone che hanno bisogno di noi si crea una opportunità per giovani soccorritori come me per fare esperienza. Affinare le tecniche che hai imparato, sviluppare il senso critico, il colpo d’occhio, ma soprattutto… capire le difficoltà, le paure, le ansie delle persone che incontriamo.  Ho voluto raccontare il mio primissimo turno non solo perché è quello che ricordo con più emozione, ma anche perché  è quello che racchiude tutte le sensazioni che si provano ad ogni turno fatto in ambulanza.

 

A pelle…. quello che ti passa in questo momento nella mente…. Racconta le tue sensazioni più forti

L’adrenalina, la curiosità, la paura di sbagliare, ma anche di quello che si può trovare sulla scena dell’incidente, il sollievo alla fine, la fatica una volta rientrati in sede, la gioia di essere stati d’aiuto, ma anche lo sconforto, il non essere stati abbastanza per qualcuno. Una vita salvata o una vita persa.

 

Giorgia, grazie della tua disponibilità a raccontarti in questa esperienza. Per chiudere… “Per me il S.O.S. è :…”

Il servizio in ambulanza è qualcosa di unico, è difficile paragonarlo a qualsiasi altra forma di volontariato, è una sfida con sé stessi, con le proprie emozioni. È una fonte di crescita continua. La sede diventa una seconda casa. Si creano rapporti di stima, affetto e amicizia. Ogni volta ci si confronta con realtà diverse e a mio parere nulla vale più di quello che le persone possono regalarci.

 

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