Una giornata tra S. Felice sul Panaro e Cavezzo – Seconda parte

Da “Una giornata tra S. Felice sul Panaro e Cavezzo – Prima Parte”

 

Dopo la visita al Campo di Accoglienza di San Felice sul Panaro, ci avviamo verso Cavezzo che dista poco più di5 Km. Incontreremo i responsabili della Scuola Materna S. Vincenzo de Paoli e faremo visita alla struttura.

Per la strada lo scenario non cambia. I segni del terremoto sono visibili ovunque : fabbriche che sono cantieri a cielo aperto, case disabitate e chiuse sulle quali sono visibili le crepe, alcune case apparentemente integre ma..“… le lesioni sono all’interno e non si vedono, in particolare ad essere lesionati sono i solai che si sono alzati sotto la spinta del sisma…” ci spiega Antonio, vecchi casolari di campagna ridotti ad un ammasso di pietre e calcinacci…..

All’ingresso del paese ci accoglie una scena che , in altri momenti, potrebbe essere considerata come normale manutenzione delle strutture comunali con la demolizione di qualcosa di vetusto che verrà sostituito da qualcosa di nuovo. Si tratta di una torre piezometrica, che sta per essere demolita perché gravemente lesionata dal terremoto. Una ruspa munita di una poderosa mascella taglia letteralmente la struttura.. Ferro e cemento vengono macinati come grissini.. Nell’animo di un cittadino di Cavezzo, che avrà visto e vedrà questa scena ripetersi spesso nel prossimo futuro, ogni morso dato dalla gru è un morso dato alle proprie carni… Fa lo stesso male….

Incontriamo Gabriella Mai, il nostro contatto a Cavezzo e componente del Consiglio Direttivo della scuola, nella sua casa, una palazzina a due piani. Ci accoglie con la consueta simpatia e ospitalità emiliana assieme al marito Adriano che, tutto orgoglioso, dopo averci versato il caffè sparisce un attimo per ritornare con una bottiglia di nocino fatto con le sue mani.. “E’ del 2007, una annata straordinaria.. Quando arrivano amici lo tiro fuori volentieri….” ci dice orgoglioso della sua creatura con l’inconfondibile e bellissima cadenza emiliana.

“Siamo dei fortunati….” ci dice Gabriella. “La nostra casa è risultata agibile… due piccole crepe più che altro da distacco di calcinacci, ma per il resto ha retto entrambi gli urti.. Che sono stati molto forti.. Una esperienza che mai ho vissuto in vita mia e che mai spero di vivere..Abbiamo ancora paura.. Al piano superiore non saliamo, è ancora tutto com’era in quei giorni… Non ci fidiamo nonostante le rassicurazioni degli esperti…. ”.

Inizia poi a raccontarci delle altre difficoltà che la preoccupano, quelle legate alla scuola materna e ai danni che ne mettono a rischio la riapertura. Preoccupazione per 100 bambini e per le relative famiglie, nonché degli educatori (10 insegnanti) e di tutta la comunità di Cavezzo. La scuola è  un punto di riferimento non solo per le famiglie di Cavezzo ma anche per altre dei comuni limitrofi.

Mentre stiamo chiacchierando ci raggiunge Marco Carione, direttore didattico della scuola, che ha seguito sin da subito, assieme a Gabriella, i sopraluoghi dei vigili del fuoco e degli esperti della regione. Conferma sostanzialmente il quadro tracciato da Gabriella : ci sono delle lesioni importanti che vanno valutate, soprattutto quelle strutturali. Tutto sommato la struttura ha retto bene, ma con i danni strutturali non si scherza.. E quando si va ad agire sulla struttura di uno stabile, i costi da sostenere diventano importanti. Suona di nuovo il campanello di casa ed ecco arrivare anche Don Giancarlo parroco di Cavezzo nonché , dall’alto del suo ruolo, Rappresentante Legale della scuola. La sua canonica è andata praticamente distrutta ed ora si sta adattando a vivere in una roulotte. E’ un verace uomo emiliano non più giovane, di poco parole e che bada al sodo… Nei suoi occhi si nota la sofferenza di queste settimane, sia sua che dei suoi concittadini con i quali parla tutti i giorni. In sella alla sua bicicletta è sempre in giro per le strade del paese, parlando con le persone, portando una parola di conforto e di speranza, come a voler dare la carica ad una comunità in ginocchio.. “Certo che non mi fermo mai !” dice.. “Del resto cosa me ne rimango a casa a fare ! E’ per strada che c’è bisogno del mio aiuto !”. Anche lui ci manifesta la preoccupazione per la scuola, ma nello stesso tempo racconta di iniziative di raccolta fondi che stanno nascendo (come la nostra), di come si sta pensando di dotarsi di strutture in legno temporanee per affrontare l’inizio del nuovo anno scolastico, di come il comune si stai muovendo per trovare aree disponibili.. E raccontandoci queste cose è come se volesse infondere fiducia prima di tutto in se stesso e poi alle persone che gli stanno attorno..

Ci muoviamo quindi in direzione della scuola, per una visita. Sono le 15.00 e il caldo è infernale… Il sole picchia come un fabbro e l’umidità dell’aria ti toglie il fiato.. Il sudore cola dappertutto. …Il pensiero va alle persone che vivono sotto le tende..

Arriviamo alla scuola.. Ci si presenta di fronte una palazzina degli primi anni ‘900  apparentemente integra e senza danni, tinteggiata e
manutenuta recentemente. Il giardino incolto denota che da qualche tempo non si fa più manutenzione (per ovvie ragioni) e le erbacce stanno invadendo i camminamenti. La struttura apparentemente pare illesa, ma poi l’occhio incontra delle macerie sul camminamento laterale dovute all’abbattimento di un muro di contenimento lesionato e pericoloso. In prossimità dei pilastri portanti sia alla base che in alto vicino all’attacco del solaio del tetto si notano le prime lesioni. E sono lesioni che preoccupano più delle crepe sui muri…….

Sul retro si trova la parte più recente della struttura, costruita negli anni ’70, attorniata da un ampio giardino ora tristemente vuoto… Alla sommità si trova una terrazza coperta con un tettoia in legno “..molto utilizzata durante la bella stagione per far giocare i bambini e per far fare a loro attività ludiche..” ci dice Marco. Un persona autorizzata entra con lui all’interno della scuola per salire fin sulla terrazza per scattare alcune foto. Qui si notano i danni più evidenti. I pilastri sono danneggiati , come se la struttura fosse stata spinta in alto e poi rilasciata di netto, provocando il classico effetto “spanciamento”.

Alcune stanze all’interno della scuola presentano le classiche crepe da assestamento. In una in particolare , sopra l’architrave della porta, una crepa larga un dito fa un po’ impressione….In alcune stanze il controsoffitto si è scollato e sta per cadere di sotto…

 

Ma la cosa che più ci impressiona e sconvolge è vedere le foto scattate, quasi come fossero rubate, all’interno delle stanze dove si svolge, quotidianamente, l’attività didattica.. Le aule sono vuote ma il segno della presenza dei bambini e degli educatori è evidente.. Giocattoli, cartelloni, cuscini, tappeti, divani colorati, puffi, disegni… Tutto parla dei bambini…

Ma sono spazi violati.. Tutto è sottosopra , rovesciato a terra, pieno di polvere e di calcinacci.. Sembra sia passato un tornado… Mio Dio !  E se tutto ciò fosse accaduto in orario di scuola ?!! Via questi brutti pensieri dalla testa…… Nel male è andata bene…….. Nessuno si è fatto male.. Le cose materiali si aggiustano e si sistemano, con sacrificio e sofferenza ma si sistemano.. La vita, di un adulto e ancor di più di un bambino, è un bene prezioso…..

 

Gli occhi di Gabriella e Marco spaziano a 360° sulla tutta la struttura.. La preoccupazione è tanta, ma tanta è anche la voglia di farcela…

 

La nostra visita volge al termine. Facciamo un rapido passaggio a piedi dal centro, al limite della cosiddetta “zona rossa” che
corrisponde al centro del paese. Qui i danni sono ancor più evidenti. La chiesa è distrutta, si distinguono solo i muri portanti. Le
strutture più vecchie sono collassate portando con sé anche altre vicine. I danni dell’urbanizzazione disorganizzata e selvaggia che ha caratterizzato (e che caratterizza ancora purtroppo) l’urbanistica delle città italiane si manifesta in tutta la sua drammatica realtà.. Ti viene una gran rabbia a vedere certe cose…

Per strade poche sono le persone che incontri, per lo più anziani.. Nei loro visi scorgi il disorientamento.. Si fermano a guardare e riguardare i cumuli di macerie.. Si saranno fermati lì davanti ormai un centinaio di volte da quando è accaduto il terremoto, ma è come se cercassero di risvegliarsi da un brutto sogno e come se le macerie, a forza di guardarle, sparissero nelle viscere che le hanno generate…..

Incontriamo di nuovo Don Giancarlo, anche lui in giro per il paese in sella alla sua bici… Ancor di più scorgiamo nei suo occhi il disorientamento, il “..non saper da dove iniziare e dove mettere le mani…” . Un caffè e una bibita fresca però non ce la leva nessuno…. L’abbraccio feroce di Minosse, con la sua calura africana,  ci ha spossato… O forse, ancor di più, ci ha spossato vedere e vivere in prima persona il dramma di questa comunità…

Poi d’improvviso ci imbattiamo nello striscione.. “Come può uno scoglio arginare il mare……”… Non può… Il mare ha una forza travolgente… Lo scoglio non lo sposti.. Ma la forza del mare, lo livella, lo rende meno aspro, lo addolcisce, lo fa diventare un punto di appoggio dal quale scruti l’orizzonte e guardi lontano.. Il mare è l’immensità della speranza di potercela fare anche questa volta…

Noi non possiamo far atro che camminare vicino ai nostri amici, supportali e sostenerli nel momento della ricostruzione.. E per fare questo ci rivolgiamo a tutte le persone che, leggendo queste poche righe, sentiranno la spinta a compiere qualcosa di concreto per aiutarli…

Ricordiamo che S.O.S. sostiene la raccolta fondi per la ricostruzione della Scuola Materna San Vincenzo de Paoli, assieme ad altre persone come l’amico Antonino de Paola, che si sta impegnano personalmente in una bellissima avventura per sostenere questa iniziativa. Eventuali donazioni spontanee vanno indirizzate a :


Agenzia di Lugagnano (VR)  del Banco Popolare – Società Cooperativa

 IBAN   :  IT 03 O 05034 59871 000000040043

Causale  : “Pro ricostruzione Scuola S. Vincenzo De Paoli – Cavezzo”

 

Un gesto concreto vale più di qualsiasi parola. I bambini della scuola materna di Cavezzo sono anche i nostri figli… Aiutiamo questa comunità a tornare a vivere !

 

Salutiamo cordialmente i nostri amici e li ringraziamo per averci guidati nella visita alla scuola. Per loro, ritornare in quel luogo, non è stata cosa semplice… Ci lasciamo con la promessa di risentirci spesso ed aggiornarci sull’evolvere della situazione.

Risaliamo in macchina, lasciandoci alle spalle un paese provato ma abitato da gente con grande forza d’animo. Lo scenario che vediamo attorno è sempre lo stesso : devastazione ma maniche rimboccate…

“Ora statale 12 fino a Verona !“ tuona Luca. “Il giro dell’entroterra padano l’abbiamo già fatto !”. Stavolta concordiamo… Siamo stanchi e provati. Abbiamo voglia di tornare a casa quanto prima. Abbiamo voglia di riprendere l’azione di sostegno che abbiamo intrapreso e anzi, a darle ancor di più vigore…

Guardando fuori dal finestrino lo sguardo vaga all’orizzonte… I pensieri vanno e vengono e la coscienza, da dentro, ti urla che la vita è una gran cosa e che basta un niente per cambiarla… In bene o in male… Questa consapevolezza dovrebbe guidarci nel dare il giusto peso alle cose.. Ma sappiamo anche che la coscienza è come la corrente nei paesi sperduti.. Va e viene.. E il tran tran quotidiano poi, come sempre , la sopisce… Spendersi per questa iniziativa è forse un modo per riportare un po’ la palla al centro della vita.. Impegnarsi per qualcosa o per qualcuno aiuta ad apprezzare ed accettare le cose delle vita.. Quelle belle ma anche quelle meno belle.. Se ci pensiamo bene questa è la storia che tutti i giorni viviamo come volontari del S.O.S………..

 

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